Prendersi una pausa

Prendersi una pausa significa prendersi cura di sé, per il proprio recupero psicofisico.

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Ogni tanto è giusto prendersi una pausa. Sul lavoro, come dopo un allenamento, è sinonimo del più grande “prendersi cura di sè” e volersi bene, che poi è alla base del recupero psicofisico e muscolare. 

I paralleli tra sport e vita, in generale, sono lineari e molto calzanti e per questo comincio dicendo: un vero sportivo, un campione, sa quando è necessario fermarsi. Si conosce e sa “come funziona meglio”, sa creare le condizioni per esprimersi al massimo. E tra queste sa quando prendersi una pausa.


Perché una sessione di allenamenti abbia davvero effetto sul nostro corpo dobbiamo lavorare sull’omeostasi, ovvero la sua la tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità. Lo sforzo è interpretato dal fisico come un fattore di stress, da superare per arrivare all’adattamento, che di per sé comporta un aumento delle prestazioni.

Il recupero è la somma di tutte le azioni intraprese e porta a rigenerarci completamente.

Ci sono due tipi di recupero: attivo (il defaticamento alla fine degli esercizi) e passivo (sonno, giusta alimentazione, massaggi).


Il riposo è indispensabile, almeno quanto respirare. Fa dimagrire (il cattivo riposo è una delle cause di un metabolismo sfalsato), crescere i muscoli e soprattutto è il “reset” del cervello, il suo modo di riorganizzare le sinapsi che si sono create durante il giorno.


Prendersi una pausa dal lavoro, ad esempio, diviene, quindi, funzionale al riuscire ad essere più produttivi. Non siamo (ancora) macchine e abbiamo necessità di momenti in cui riuscire a sgomberare la mente, anche in vista di farla funzionare in maniera più efficace ed efficiente. Secondo uno studio recente dovremmo addirittura prenderci una pausa di 17 minuti ogni 52 lavorativi. Famosa è la “tecnica pomodoro” che deve il suo nome alla forma del timer impiegato dal suo inventore. Realizzarla è semplice: cronometra 25 minuti e al loro termine prenditi una pausa di 5. Il risultato è simile al precedente, poiché si tratta sempre di 10 minuti ogni ora.


Cosa fare nella pausa? Se nell’orario lavorativo e stai davanti a uno schermo, è preferibile evitare tutti gli schermi e dedicarsi ad altro. Leggere, scambiare due chiacchiere con colleghi e amici, mangiare uno snack o fare yoga.

E, rullo di tamburi, continuando ad andare contro il mito degli uomini di successo che “non staccano mai” e lavorano “h24”: anche le ferie sono un buon modo di prendersi cura di sè. Sono una vera e propria pausa per il recupero psicofisico.


Per questo quando sento parlare di “stress da partenza” mi esce dalla bocca un fumetto con un punto interrogativo. Partire, fare nuove esperienze, bloccare anche se per poco il flusso lavorativo è una esigenza. Per noi in primis, ma anche per essere migliori e sviluppare al meglio le proprie potenzialità. Lo dico chiaramente: senza periodi di recupero, la nostra capacità di lavorare efficacemente si riduce.


Gli studi effettuati lo sottolineano: troppo lavoro implica più stress, che significa minore felicità, che equivale di fatto ad una produttività più bassa. Ho letto un report della Oxford Economics, secondo il quale il 90% delle persone intervistate ha dichiarato che le vacanze aiutano a rilassarsi, per l’85% fanno sentire più felici e per il 65% migliorano la capacità di concentrazione, facendo tornare al lavoro più soddisfatti. 


Ovviamente, non mi ha sorpreso. Le pause sono realmente importanti, prova a pensare a uno spartito di musica: contribuiscono a rendere una sinfonia organizzata e capace di comunicare con cuore e intelletto. Trascura chi ti ha detto che prendersi una pausa è in realtà perdere tempo, le tue azioni lo dimostreranno, i tuoi progressi ne saranno la dimostrazione oggettiva. Punta alla qualità delle tue performance e non alla loro quantità.









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