Attenzione selettiva

L’attenzione selettiva, imparare ad accogliere e sfruttare una alleata.

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L’attenzione è selettiva, per sua natura. Ed è differente dalla “concentrazione”, si tratta di un processo che ha la capacità di selezionare solo alcuni tra tutti gli stimoli ambientali, per fare in modo che una persona ci si focalizzi.

Come funziona l’attenzione?
L’esempio con cui solitamente si spiega il funzionamento dell’attenzione è definito dall’immagine di un cocktail party. Immagina di essere a fare un aperitivo all’interno di un locale affollato, di quelli di tendenza. Quante discussioni si stanno svolgendo in contemporanea, quante persone stanno parlando contemporaneamente? E su quante di queste argomentazioni riesci a focalizzarti? Risposta: su di una solamente.

C’è una eccezione, tuttavia, il mondo dei bambini. I più piccoli sembrerebbero notare tutto ciò che gli adulti non vedono: secondo gli studi condotti da Plebanek & Sloutsky, i più grandi sono bravissimi nel focalizzarsi sugli obiettivi di un test, mentre i più giovani tenderebbero a considerare tutto ciò che viene loro mostrato.
Il meccanismo dell’attenzione selettiva si sviluppa solo dopo i sette anni di età, in seguito alla maturazione dei lobi frontali. Prima l’attenzione è “distribuita”.

L’attenzione selettiva è una sorta di “filtro” che ci permette di scegliere tra le informazioni ed il solo fatto che non sia presente fin dall’inizio della nostra vita può far riflettere: possiamo intervenire su questi processi?
Se, infatti, è assolutamente necessario per il nostro cervello eliminare parte degli input, dovremo riuscire anche a guidare il procedimento, come attori protagonisti e registi allo stesso tempo.

Generalmente selezioniamo ciò che ci coinvolge emotivamente, ciò che suscita in noi un riflesso emotivo. Lo sanno bene gli autori delle pubblicità in televisione, che propongono sempre un cambiamento di ritmo e di volume (spesso più alto) rispetto alla visione precedente. Ciò che ci colpisce ci spinge a focalizzare l’attenzione, a concentrarci su di esso (e poi a ricordarlo).

•    Voglio porti una domanda: nei tuoi ricordi sono presenti in misura maggiore episodi negativi o positivi?
Al di là di quale piatto della bilancia pesi di più sono ovviamente molto presenti le vicende negative, perché hanno scosso le nostre fondamenta, spingendoci ad attraversare periodi dolorosi e faticosi.

Alle volte le negatività permeano le nostre azioni, le guidano. Ti capita di dire: “reagisco così perché sono … (pigro, svogliato, cattivo, etc.)”.
E se cambiassimo completamente paradigma, se da adesso tu decidessi di porre sotto i riflettori le qualità positive? Non si tratta di ignorare le caratteristiche negative di ognuno di noi (e chi è perfetto?!), ma di sottolineare ciò che ci riesce. Facendolo, la quotidianità cambierebbe e di conseguenza anche la progettualità a lungo termine, la capacità di raggiungere i tuoi traguardi.

Pensa di essere un tennista. Giocare a tennis significa cercare di scoprire il prima possibile i punti deboli dell’avversario e fare leva sulle sue debolezze, cercando al contempo di nascondere le proprie. Cosa accade se un giocatore si concentra sul proprio punto debole? Sbaglia, si innervosisce e a prendere il timone sono la rabbia, la paura di perdere, lo stress, il nervosismo.
E se invece di spaccare una racchetta per terra quel giocatore si fermasse un attimo a pensare come sfruttare i suoi colpi migliori?
Cosa accadrebbe nella tua vita se tu modificassi la tua capacità di attenzione, scegliendo di seguire le tue potenzialità e sfruttarle, facendo pace con quelle tue parti che giudichi chiamandole "difetti"?


L’attenzione si allena, fai questo esercizio:

Scegli un oggetto, ad esempio la sedia e prova a descriverla senza utilizzare la parola sedia.
Sedia è un termine generico che serve per velocizzare il nostro processo di pensiero, questa comprende tante variabili per cui con sedia in realtà non stiamo dicendo niente, ci sono sedie di legno, sedie di ferro, sedie con tre piedi altre con quattro.
Accedi alla tua curiosità di bambino e descrivi questo oggetto come se tu non ne conoscessi il nome. Com’è fatta (forma)? Di cosa è fatta (materiali)? Come la posso usare (come la posso utilizzare)?


Ora fai questo esercizio con una tua caratteristica personale e scoprirai qualità insite che potrai sfruttare al meglio con la nuova consapevolezza, la nuova competenza!


Scegli una tua caratteristica (o più di una) personale ed eserciati!


Es. Sono Giocosa o sono giocoso, descrivi la caratteristica senza usare la parola gioco.
Da cosa è fatto il gioco? Che caratteristiche metto in campo nel gioco? Che emozioni sviluppo nel gioco?

Utilizza domande potenti, efficaci ed esplorati.
Buon divertimento!
Se vuoi approfondire il tuo esercizio scrivimi! Ti risponderò!









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