Mi sento in colpa

Come superare il senso di colpa. Se ti capita di dirti “Mi sento in colpa”, fai un bel respiro e leggi tutto questo articolo, ti servirà.

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Non riesco a perdonarmi. Ho tradito e mi sento in colpa. Mangio troppo e mi sento in colpa. Ho sbagliato e mi sento in colpa. Mi sento in colpa perché non allatto. Fumo e mi sento in colpa.


Questa lista potrebbe andare avanti per molto ancora e se ti sei rivisto in una delle frasi sopra, questo breve articolo ti aiuterà a capire come superare il senso di colpa. 

Il senso di colpa deriva da un giudizio negativo che a uno specifico atto, mancato o compiuto, rivolto ad un’altra persona, o addirittura a noi stessi. Ciò che scaturisce da questa deduzione sono forti emozioni di rimorso e rimpianto in riferimento a un comportamento precedente, con un conseguente e prolungato stato di tensione.


Il senso di colpa ci avverte che potevamo comportarci in maniera differente, in un modo che inconsciamente riteniamo “più corretto”, sentiamo di aver tradito i nostri codici comportamentali: ci troviamo nudi davanti a noi stessi, perseguitati da una parte di noi che ci giudica quasi senza darci respiro. Questa “ruminazione” è dolorosa, ma voglio mostrartela in una luce diversa: è poco utile. A tratti dannosa. 


Viviamo nel presente, nel “qui ed ora”, come non esiste il futuro (e non dovremo preoccuparci in continuazione di ipotesi future), il passato non può appesantire per sempre l’attuale. Dobbiamo partire da una constatazione: qualcosa è accaduto, un fatto che percepiamo come errore. E qui ci dobbiamo fermare. 


Molto spesso carichiamo gli errori di una valenza morale, che è semplicemente il segno di una cultura che punisce, del background in cui siamo cresciuti che urla sovente ai quattro venti la parola “pentiti!”. Esatto, che tu sia religioso o meno, è appurato che il modo di interpretare la vita nella nostra nazione e non solo ha prodotto un atteggiamento culturale spiacevole che porta al pentimento (che deve essere perdonato). Torniamo ai fatti. È accaduto qualcosa e se lo consideriamo sbagliato possiamo riparare. Senza farci bloccare dal senso di colpa.


Passare il tempo in maniera infelice ripetendoci “mi sento in colpa” o “non riesco a perdonarmi” è una totale perdita di momenti o giorni importanti e una dispersione inutile di energie. 

Dobbiamo fare un passo avanti, arrivare all’assunzione di responsabilità, chiedersi: cosa ho imparato da me stesso e dal mio atteggiamento?

Se è vero che ho agito in una modalità inaspettata, è altrettanto reale che c’è un motivo alla base della mia azione e questo deve portare a interrogarmi più profondamente: questa colpa è davvero tale per me? E di conseguenza: quali sono i miei valori autentici e quali, invece, mi sono stati come iniettati dalla società, dal contesto, dall’epoca in cui vivo?


Le risposte possono essere differenti e ad ogni modo potresti non sentirti meglio dopo questa riflessione, pur avendo beneficiato del punto di vista alternativo. Ed è proprio da qui che partiamo per comprendere una cosa: gli unici che possono e devono perdonarci siamo noi stessi. Chiedere agli altri il perdono è sbagliato e inappropriato perché è un potere che è tutto nelle nostre mani. Se qualcun altro è coinvolto nel nostro ”errore” dobbiamo esprimere il nostro profondo dispiacere, mai il perdono! 


Tuttavia è necessario approfondire un minimo il significato di “perdono”. Siamo abituati a considerare questo termine come “assoluzione completa” e “cancellazione della colpa”. Se “veniamo perdonati” è quasi come se niente fosse mai accaduto. 

Il passo che dobbiamo fare è ben distinto: il passato non si cambia, gli avvenimenti continueranno a esistere nella nostra storia e biografia, ciò che può cambiare è il modo di leggerli. Cancellare un capitolo della nostra vita sarebbe un ulteriore errore, un insensato colpo di spugna. Al contrario abbiamo la possibilità di accettare ed accogliere.


L’ho tradita (o tradito) perchè… E mi sento in colpa, non riesco a perdonarmi. Il sigillo infranto di una relazione non può mai più tornare tutto come se niente fosse mai successo. E tuttavia il rapporto può evolvere e migliorare. O chiudersi. Il fatto è che conosci benissimo i motivi che ti hanno portato qui e devi solo interiorizzarli di più, comprendere quali siano realmente i tuoi valori: cosa ti aspetti da te? Poco importa cosa si aspetta il mondo da te, devi agire seguendo la tua legge morale. Che non significa fare del male indiscriminatamente, ma agire al contempo nel rispetto di se stessi e del prossimo, tenendo ben presenti le proprie esigenze.


Forse una relazione di coppia stabile e fissa non fa per me. E chissà forse non fa nemmeno per il mio partner. Forse mi sento in colpa per il fatto di non allattare per come mi giudicano gli altri, ho paura del giudizio di mio figlio (!!!) e di destabilizzare il suo attaccamento a me. Ma io come mi sento? Perché non allatto mio figlio, da cosa dipende?


E così via: prima di condannarti rifletti, esamina i fatti. Devi far arrivare sul “luogo del delitto” la scientifica e non un mentore etico. Dobbiamo risolvere un problema, prendere i fatti e metterli insieme, qualcuno che agita il dito per colpevolizzare servirebbe davvero a poco.

Come nei film, chiamiamo Scotland Yard. O al limite l’indagatore dell’incubo, Dylan Dog, se c’è bisogno di maggiore fantasia. Se non altro ci troveremo seduti in una poltrona con Groucho e le sue battute, che ridere fa bene.

Avanti, allora, il primo passo su come superare il senso di colpa, anzi, su come debellare il senso di colpa è stato fatto. Adesso sta a te!









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